La “Struttura a Matrioska"
Tra XIX e XX secolo, Mamontov, collezionista d'arte, mecenate e ideatore della souvenir russo per eccellenza aveva allestito nella propria tenuta dei laboratori artistici riunendo attorno a sé pittori e artigiani....Il suo intento era quello di far rifiorire e conservare l'artigianato e l'arte tradizionale, per questo allestì un laboratorio-negozio
La expo SCRAPout è progettato con una "Struttura a Matrioska", metafora perfetta per illustrarne le peculiarità. In essa convivono 10 espositori, 3 work in progress di live maker, un allestimento in movimento in cui sono gli artisti stessi a partecipare e a organizzare lo spazio, un video-documentario che entra nel laboratorio degli artisti in giro per l'Italia, e una proiezione dell'Expo stessa in uno galleria nel centro storico della città; vetrina di un laboratorio.
Come in quell'insieme di bambole che dischiudendosi svelano una nuova bellezza, SCRAPout è stato pensato come una scatola cinese, un crogiolo di progetti, idee e di lavori ognuno dei quali contiene ed è contenuto senza nascondere la bellezza, la funzione e l'importanza dell'altro. Una prospettiva convergente di lavoro sul lavoro, un laboratorio nella fabbrica, un gioco continuo, infinito, che può essere smontato a piacere, spostato per poi essere utilizzato con finalità specifiche, analizzato o studiato.
Gli unici fulcri della scatola oltre i quali il gioco si conclude sono la "Madre" cioè il progetto ReFuture e l'associazione La Mente Comune, un insieme di sinapsi che lavorano all'unisono, cioè l'unico contenitore che ha reso possibile questo ambizioso lavoro e l'ultima bambola il "Seme" che non si può aprire, la più piccola che rappresenta la mostra cristallizzata nello spazio espositivo Biosfera nel ghetto di Padova.